Associazione Italiana di Cultura Classica 

DELEGAZIONE della LOCRIDE "MARIA STELLA TRIOLO"

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Associazione Italiana di Cultura Classica Delegazione della Locride 

"Maria Stella Triolo"

L'Associazione Italiana di Cultura Classica è una libera associazione di docenti dell'Università e della Scuola, di studenti e di semplici cittadini che credono fermamente nella perennità dei valori della Cultura Classica, fondamento della moderna Cultura Europea, e si adoperano, ciascuno per le proprie possibilità, per la loro salvaguardia e la loro diffusione.

Fondata nel 1897 a Firenze, l'Associazione è una delle centinaia di Società diffuse in ottanta Paesi del mondo, che perseguono le stesse finalità e sono raggruppate nella Fédération Internationale d'Etudes Classiques, organismo internazionale che è sotto l'egida dell'UNESCO

Maria Stella Triolo

Maria Stella Triolo nacque a Reggio di Calabria il 6 aprile
1923: il padre cancelliere presso il tribunale cittadino, giunto alle seconde
nozze, la madre casalinga, dedita alla vita della casa, aprivano prospettive di
un'esistenza tranquilla per la bambina ed i suoi fratelli. Purtroppo due
traversie la metteranno a dura prova. A soli otto anni fu segnata dal grande
dolore per la perdita della madre appena trentenne, a seguito di una tremenda
malattia. Solo due anni dopo, al termine del corso elementare, nonostante le
insistenze dell'insegnante e gli ottimi risultati, il padre impone alla bambina
di non proseguire gli studi, destinandola alla vita di casa. Maria con la
propria caparbietà riuscì a imporsi e ottenne, dopo aver perso due anni
scolastici, di essere iscritta al ginnasio, mutando la ferma contrarietà del
padre in profondo scetticismo: negli anni seguenti il genitore non si sarebbe
mai interessato della carriera scolastica della figlia.

La ragazzina, ben sapendo che ogni inciampo avrebbe potuto
segnare la fine dei propri studi, ottenne sempre buoni risultati sia nelle
materie umanistiche sia in quelle scientifiche e ben presto iniziò a dare
lezione in privato a compagni delle classi inferiori. Conseguita la maturità
classica nel corso della secondo conflitto mondiale, Maria dovette ancora una
volta confrontarsi con le convinzioni paterne sulle capacità di una donna di
affrontare gli studi: le furono infatti vietati i corsi di Medicina e Chirurgia
e quelli di Chimica, da lei prediletti, consentita l'iscrizione solo a quelli
di Lettere presso l'Ateneo messinese, ma senza la possibilità di frequentarli.
Tutta la sua vita universitaria si sarebbe esaurita nell'attraversare lo
Stretto a bordo di chiatte per andare a sostenere gli esami. Con la certezza
che la cultura fosse l'unica via per la libertà, accettò di buon grado di
studiare Lettere, indirizzandosi immediatamente verso il curriculum classico, e
si immatricolò nel 1943. Gli studi procedettero rapidamente e si conclusero nel
novembre 1947, con la discussione di una tesi di materia antiquaria sul mito
delle fatiche di Eracle. La laurea dischiuse una nuova stagione dei rapporti
familiari, al punto che quando Maria decise di reimmatricolarsi immediatamente
al corso di laurea in Storia e Filosofia, la reazione paterna fu di grande
entusiasmo. Questo nuovo percorso fu però presto interrotto sotto la spinta di
altre urgenze. Il panorama sociale postbellico, per quanto animato da grandi
speranze, si presentava desolante, soprattutto nel Meridione: povertà,
malattie, morti in guerra, mutilazioni e deportazioni avevano duramente colpito
le famiglie. A tutto ciò si assommava il dramma della disoccupazione di massa.
Per Maria l'unico modo di realizzare il proprio desiderio di autonomia era
rappresentato dall'emigrazione nelle regioni del Nord: non avendo mai lasciato
la Calabria, sorteggiò la destinazione delle domande di insegnamento aprendo a
caso una pagina dell'atlante geografico italiano. La sorte indicò Bergamo. Così
l'anno scolastico 1948/49 fu il primo di una lunga carriera di docente con un
incarico di storia dell'arte in un liceo della città lombarda. Una vita
inizialmente solitaria, ma confortata dalla soddisfazione dell'autonomia
raggiunta con le proprie forze: Felice Santoro, il fidanzato lontano, l'avrebbe
raggiunta solo cinque anni più tardi, dopo il matrimonio. Il periodo lombardo,
trascorso prima a Bergamo e poi a Lovere, fu sereno e laborioso: gli incarichi
di insegnamento si succedettero, nacquero due figlie. All'inizio degli anni 60
il ritorno in Calabria, ma non a Reggio, fu segnato dal trasferimento a Locri.
Benché si sarebbe dovuto trattare di una sede provvisoria, già dopo un anno la
decisione era presa: non ci si sarebbe più trasferiti. Appena arrivata, la
prof. Triolo insegnò Italiano, Latino, Greco, Storia e Geografia al Ginnasio,
per passare all'insegnamento delle materie letterarie prima alla scuola media e
poi all'Istituto Magistrale locresi. La carriera fu coronata dal definitivo
trasferimento su una cattedra di Greco e Latino del Liceo Classico, che avrebbe
occupato dal 1972 al 1985, anno del pensionamento. Generazioni di studenti
impararono ad amare le materie letterarie ed in particolare le lingue classiche
attraverso un insegnamento che sapeva coniugare serietà e umanità, metodo e
cultura: tanto l'aula scolastica, quanto il proprio studio di casa furono
luoghi nei quali la prof. Triolo rievocava efficacemente personalità, fatti e
valori che rendono il mondo greco-latino fonte inesauribile di messaggi per
l'attualità. La classicità per Maria Stella Triolo, infatti, non fu solo parte
dell'impegno professionale, ma soprattutto un'eredità da incarnare anche nella
vita quotidiana e nei rapporti umani: ella esercitava infatti virtù antiche,
come il disinteresse, l'amicizia e, soprattutto, l'equilibrio e la misura,
apprese alla scuola degli autori greci e latini. Lontana dalla politica attiva
per temperamento, non fece mai mancare il proprio apporto alla vita sociale
attraverso l'attività culturale, prima in seno alla sezione sidernese della
F.I.D.A.P.A., poi divenendo cofondatrice nel 1983 di un sodalizio locale
veramente benemerito e tuttora attivo, il Sidus Club, che a una sua idea deve
anche il nome. In questi contesti associativi, seppe far vivere in numerose
conferenze non solo i propri interessi più alti, quelli per la letteratura, per
la storia e l'archeologia, ma anche quelli legati alla cultura materiale, alle
arti del ricamo e della cucina, che coltivava sin dalla prima giovinezza, come
forme di disciplina e di esercizio che contribuiscono a una vita serena ed
equilibrata. Le letture, l'insegnamento privato, la cura per i familiari e la
condivisone di preziosi momenti con le amiche continueranno ad accompagnarla
negli ultimi anni, trascorsi a Marina di Gioiosa Ionica dal 1997: anni fecondissimi,
nonostante la vedovanza sopraggiunta nel 2000, i cui frutti maturarono nei
rapporti con vecchie e nuove conoscenze, attraverso lo scambio continuo di
idee, propiziato da una curiosità e da un interesse per gli altri che il
progredire dell'età non fece mai venire meno. Maria Stella Triolo si è spenta,
dopo una breve malattia, nell'ottobre 2012, con la stessa serenità con cui era
vissuta, dando l'estremo esempio a figlie e nipoti, amici ed ex allievi.

Tale testimonianza di vita, vissuta in conformità a
quell'ideale di umanità che ci viene dal mondo classico, è essa stessa un'opera
non meno degna di qualunque scritto di essere ricordata e rinnovata nel
ricordo.


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